Rifiuti e tumori: corteo in Slovenia

Anhovo è un paesino vicino a Nova Gorica, a meno di trenta chilometri dal confine con l’Italia. Il cementificio Salonit ha per decenni seminato polveri di amianto: il mesotelioma pleurico ha colpito e ucciso abitanti ed operai.
Dal ’94 l’amianto è stato bandito anche in Slovenia, ma i guai per il paesino di Anhovo e per chi vive nella zona non sono finiti. Un coinceneritore per rifiuti tossici sorge nell’area del cementificio. Negli ultimi anni il numero dei tumori in tutta l’area ha avuto una secca impennata.
La Salonit è controllata dall’austriaca Wietersdofer, con partecipazioneper il 25% della Buzzi Unicem di Casale Monferrato e, in quota minoritaria, da una ditta slovena.
I rifiuti tossici provengono, per la maggior parte, dall’Austria e dall’Italia.
La scorsa estate la svizzera Eternit, che ha uno stabilimento in zona ha riversato nell’Isonzo scorie nocive, compromettendo la falda acquifera e rendendo imbevibile l’acqua che viene portata con le autobotti.
Sabato scorso una parte significativa degli abitanti di Anhovo, sostenuti da associazioni ambientaliste, dagli anarchici della FAO-IFA e da altre realtà di movimento nonchè da compagni provenienti anche dal Friuli e dalla Venezia Giulia hanno dato vita ad un corteo per la chiusura dell’inceneritore e per la difesa del fiume.
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Dichiarazione del gruppo Iniziativa Anarchica di Lubiana (APL/FAO) sulla situazione ad Anhovo
IL CAPITALE UCCIDE LA VITA
Le élite, nella loro incessante ricerca del profitto, non risparmiano nessuno. Mentre incitano al nazionalismo vantandosi della natura incontaminata della Slovenia e offrono alle persone voucher per nascondersi negli angoli idilliaci dalla più o meno velata crescita della fascistizzazione della società, nascondono costantemente i propri progetti di devastazione omicida a Šoštanj, Petišovci, Trbovlje e Anhove. Dietro le dichiarazioni di perseguire politiche ecologiche verdi ci sono una mortalità più alta e un’aspettativa di vita più breve, nonché focolai di malattie polmonari e cancerose in aree gravemente degradate, dove sono in gioco la vita e il benessere delle persone e dell’ambiente per il profitto di una manciata di individui.
Ad Anhovo le persone dell’intera Valle dell’Isonzo sono state esposte ad avvelenamenti sistematici sin dall’inizio del funzionamento del cementificio all’inizio degli anni ’20: prima con l’amianto, e più recentemente con pericolose emissioni di sostanze tossiche derivanti dal coincenerimento di rifiuti per lo più importati, con la scusa di “aumentare l’efficienza energetica” del Salonit Anhovo. Nonostante il comprovato contenuto di agenti cancerogeni nelle emissioni e il fatto che Anhovo sia il fulcro delle morti causate dall’ambiente inquinato, la legislazione mantiene restrizioni estremamente moderate per l’industria e allo stesso tempo gli inquinatori ricevono autorizzazioni ambientali rilasciate con entusiasmo. Tutto ciò prova la connessione degli esecutori di politiche “ecologiche” e dei divoratori capitalisti, e testimonia un’alleanza basata su una mostruosa indifferenza per la vita delle persone.
Gli scarichi di sostanze pericolose a Salonit Anhovo, che sono conformi alla legislazione e alle restrizioni esistenti, rappresentano la stragrande maggioranza di tutti gli scarichi pericolosi nel paese. Le quantità di singoli composti nelle emissioni, come monossido di carbonio, ossidi di azoto, benzene e altri composti organici, superano di gran lunga le quantità di questi composti emessi dall’inceneritore di Celje o da quello del Lafarge Cement a Trbovlje, anche quando in questi siti il coincenerimento dei rifiuti era al suo apice. E inoltre in Anhovo rilasciano nell’aria, e da lì nei polmoni della popolazione circostante, anche decine di chilogrammi di composti di mercurio, rame e piombo all’anno. L’assurda mitezza delle restrizioni alle emissioni è dimostrata dal confronto con le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per il benzene, che è classificato come cancerogeno nella prima categoria di pericolo, e la legislazione ambientale slovena lo classifica nella terza, e di conseguenza le emissioni annuali di benzene supera la quantità di emissioni consentite dall’OMS di oltre 2000 volte (sic!).
L’inquinamento non rimane solo nell’aria. A causa del degrado ambientale che continua da anni nell’area della Valle dell’Isonzo anche il suolo e quindi il cibo prodotto localmente sono inquinati e, ultimo ma non meno importante, il sistema idrico. Salonit Anhovo, per il fabbisogno del cementificio, attinge l’acqua direttamente dal fiume Isonzo e nel fiume finiscono tutte le acque reflue. Un caso di inquinamento dell’acqua potabile che ha avuto risonanza, ma che non è stato l’unico, si è verificato nel luglio di quest’anno, quando un “errore indesiderato” ha portato all’intrusione di acque reflue dalla società Eternit Anhovo, che è strettamente collegata a Salonit Anhovo, nella rete di approvvigionamento idrico che score sotto l’edificio della fabbrica, lasciando i residenti di un’ampia area circostante senza acqua potabile.

Tali emergenze non sono in alcun modo semplicemente difetti in un sistema altrimenti perfettamente funzionante. È il sistema stesso che, con la piena benedizione dei politici ambientalisti, uccide e devasta deliberatamente, il tutto solo per far sì che le élite capitaliste si riempiano le tasche senza intoppi. Il sistema stesso è un difetto e un problema. Non dobbiamo permettere che continui la marcia, avida e assassina, dei suoi rappresentanti nei consigli di amministrazione, nei consigli di sorveglianza, nei ministeri e nelle agenzie statali!
In solidarietà con gli abitanti di Anhovo e della più ampia valle dell’Isonzo, mai con il capitale!
Fermiamo la fabbrica che ferma i nostri cuori e i nostri polmoni!
Sabato 19 settembre 2020, ci uniamo alla manifestazione Per la natura lungo l’Isonzo ad Anhovo e chiamiamo tutti di sostenere il più possibile la lotta dell’ ampia comunità locale per la vita, per la natura, per il futuro di tutti noi.
Lubiana, 15 settembre 2020
Iniziativa Anarchica Lubiana
(traduzione a cura della CRINT-FAI)

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